Molto probabilmente questi antichi “autogrill” non devono la loro esistenza al passaggio dei pastori e alla transumanza delle greggi per la quale il tratturo è famoso.
E’ logico, infatti, ritenere che i pastori non fossero molto propensi a lasciare incustodite il loro gregge di centinaia di pecore per andare a dormire in un comodo letto di osteria.
Anche i pasti, considerando che i pastori portavano con sé pentole e attrezzature per fare formaggio e ricotta, molto probabilmente venivano preparati da loro stessi. Tra l’altro, a loro non mancavano certo latticini e carne! Cereali, legumi, farina e pane venivano invece barattati lungo il percorso e le taverne potevano anche essere dei luoghi nei cui pressi avvenivano questi scambi: lana, latte, formaggi e capi di animali venivano ceduti alla gente del posto in cambio di prodotti dell’agricoltura come cereali, legumi, vino e frutta.Un’altra considerazione da fare è che, delle attività permanenti come le taverne non avrebbero avuto ragione di esistere se i loro ospiti fossero stati esclusivamente dei pastori, i quali compivano il loro passaggio con il seguito dei loro animali solamente in due periodi dell’anno, che erano aprile-maggio dal Tavoliere delle Puglie all’Abruzzo e settembre-ottobre in direzione opposta.
Chi erano dunque gli ospiti che fruivano del vitto e dell’alloggio delle taverne??Ci sembra logico ritenere la clientela delle taverne fosse costituita da altre categorie di viaggiatori che percorrevano il tratturo per i loro spostamenti. Nel corso dei secoli anche principi, eserciti e pellegrini diretti in Terra Santa hanno percorso queste vie verso i porti d’imbarco della Puglia.
Le testimonianze degli anziani che abitano nelle vicinanze del tratturo ci parlano di “carrettieri” che con i loro “traìni” percorrevano questa strada per trasportare merci di vario genere.
Nei secoli spezie, sale, sete e altre stoffe hanno viaggiato anche sui percorsi del tratturo.Ma anche coloro che viaggiavano per andare a trovare parenti e amici, che andavano in pellegrinaggio verso i santuari come S. Michele Arcangelo sul Gargano e Santa Lucia a Sassinoro, o che si spostavano per affari, utilizzavano almeno in parte il percorso del tratturo.
Il Regio Tratturo deve la sua larghezza di ben 66 metri (quanto un’autostrada di oggi!) alla pastorizia poiché, durante il percorso, si doveva assicurare l’erba sufficiente alle numerose mandrie di animali che lo percorrevano durante i due periodi della transumanza. Per il transito delle altre categorie di viandanti, era invece frequente la presenza di una “carrettiera” centrale in terra battuta o pietrame che agevolava il passaggio dei carri. Se si considerano le “carrettiere” dei numerosissimi tratturelli che congiungevano tra loro i tratturi principali, si comprende anche quale fosse la capillarità e la funzione di via di comunicazione e di commercio che la rete viaria dei tratturi svolgeva nel Centro-Sud Italia.
Quali erano i servizi che le taverne assicuravano ai viaggiatori dell’epoca? Non conosciamo bene quale fosse il menù del “ristorante”, ma crediamo che i piatti offerti fossero quelli tipici della zona, variabili anche in base alla stagione, ma accompagnati sempre da un buon vino!!!
Delle stanze per dormire purtroppo non conosciamo, al momento, quale fosse l’arredo né se ci fossero varie categorie di lusso e stanze singole o matrimoniali, ma immaginiamo comunque che si trattassero di comodità ridotte al minimo, considerando anche che la permanenza era al massimo di una notte!Di fianco alle taverne vi erano anche delle stalle in cui si dava ricovero ai cavalli e ai carri che portavano le merci, e forse si aveva anche la possibilità di cambiare l’animale stanco con uno fresco. Lungo il Regio Tratturo, le taverne non a caso sono poste tra loro ad una distanza di 40-50 chilometri pari in media ad una giornata di viaggio di un carro e a circa mezza giornata di viaggio in sella ad un cavallo. I viaggiatori quindi, di giorno in giorno, trovavano lungo il loro tragitto questi luoghi dove mangiare e pernottare per riprendere poi il viaggio al mattino successivo.
Un’anomalia a questa regolare distribuzione delle taverne lungo il tratturo si riscontra nella distanza che separa la Taverna di Calise da quella di Monte Chiodo. Queste distano tra di loro meno di una decina di chilometri, essendo la prima praticamente a valle e la seconda sulla cima di Monte Chiodo. Ci siamo quindi chiesti il perché di questa localizzazione così insolita delle due taverne. Molto probabilmente la Taverna di Calise era funzionale non solo al traffico che avveniva lungo il tratturo, ma anche e soprattutto ai viaggiatori che provenendo da Benevento o da altre zone via Pietrelcina, attraversano il fiume Tammaro utilizzando il ponte che sta proprio nei pressi della taverna, per poi dirigersi da qui lungo il Regio Tratturo o proseguendo verso il Fortore.Le due taverne ci appaiono diverse sia per costruzione che per materiali utilizzati. Quella di Calise, di dimensioni più ridotte, ha una pianta rettangolare estesa in lunghezza e risulta essere costruita con pietre ricavate da ciottoli del fiume combinate a mattoncini di terracotta. La Taverna di Monte Chiodo è invece a pianta quadrangolare, di dimensioni maggiori, ed è costruita prevalentemente in pietra calcarea bianca.
Sia la Taverna di Calise che quella di Monte Chiodo, con la fine dei traffici sul tratturo avvenuta negli anni 50/60, hanno cessato di funzionare e oggi sono in uno stato di abbandono. Per entrambi gli edifici esistono dei progetti di recupero a fini turistici che ridonerebbe a questi edifici il piacere di ospitare i “viaggiatori nel verde” dei nostri giorni.