Quando penso al passato, alla mia infanzia e adolescenza, alla mia grande famiglia composta da nonni, genitori, sorelle, zii, cugini e ai numerosi amici sempre presenti, non posso fare a meno di ritenermi una persona fortunata poiché, in quel fertile humus di buoni sentimenti e positive idee, la mia anima si è arricchita e formata.Allora imparai a rispettare i valori di onestà, democrazia, libertà, giustizia,allora appresi cosa significhi pietà verso gli umili, quella solidarietà che unisce gli esseri umani al di là delle classi sociali nelle sofferenze e difficoltà della vita.Noi ragazzi ascoltavamo i discorsi degli adulti con interesse, in silenzio, senza interrompere, ma potevamo intervenire in modo educato se avevamo qualche dubbio o qualche pensiero da esprimere. Ci rispondevano con affetto e gentilezza, cercando di farci comprendere tanti aspetti della vita, senza mai turbarci con idee poco educative. Quando parlavano di politica, il discorso si animava, i toni diventavano più infuocati, poiché quasi tutti i partiti di destra, di centro e di sinistra avevano appassionati sostenitori tra i miei numerosi familiari e i loro amici. La voce di mio nonno, però,subito si faceva sentire e, sovrastando quelle degli altri, in modo autorevole sollecitava tutti a comportarsi in modo corretto e democratico per dare il buon esempio a noi giovani.Ascoltandoli mentre ciascuno difendeva o denigrava questo o quel politico oppure un partito o l’altro, riflettevo e pensavo tra me che nessun schieramento politico era perfetto e il bene o il male non erano mai solo da una parte o dall’altra. Mi pareva di capire dai loro discorsi che l’unico vero pericolo era rappresentato da tutte le dittature, sia di destra che di sinistra. Non riuscivo a quei tempi (né ci riesco ora) a giustificare gli orrori delle guerre, gli odi razziali, la mancanza di rispetto per i diritti umani e civili e soprattutto l’assenza di politiche sociali verso i più poveri, riscontrabile in quasi tutti i partiti conservatori di tutti i tempi e luoghi, ancora più incomprensibile quando essi si ammantano di valori cristiani. Parimenti non compresi mai e tuttora non comprendo gli eccessi della sinistra.Mi ricordo che un giorno, mentre le discussioni degli adulti in prossimità delle elezioni politiche si accendevano in modo crescente intorno ai programmi dei partiti (allora c’erano anche i programmi!), i toni divennero drammatici per gli argomenti di alcuni amici che avevano i figli al Nord, costretti ad emigrare per vivere. Il racconto delle umiliazioni subite, le testimonianze di difficoltà affrontate con sacrificio, il senso d’ingiustizia per le martoriate terre del nostro Sud, per quella Questione Meridionale mai risolta, mi scossero profondamente.
Soffrivo nell’udire tutto ciò, avrei voluto dire qualcosa per confortarli e nello stesso tempo per mettere pace tra tutte quelle persone che parlavano di partiti politici, di Nord e di Sud, di ricchi e di poveri. Mi ricordai allora di un personaggio storico che avevo studiato, abile mediatore tra patrizi e plebei ,che riuscì a calmare il popolo ribelle e stanco di oppressioni con la famosa favola in cui tutte le parti del corpo per necessità dovettero apprendere l’importanza della “collaborazione”, per impedire la morte del corpo stesso.Sperando che si calmassero tutti, gridai fiduciosa: – Che ne pensate di Menenio Agrippa? Volete che vi racconti la sua favola? -. Si fece silenzio intorno a me, mi guardarono stupiti, solo mio nonno sorridendo ironicamente disse: – A volte i bambini hanno delle grandi intuizioni e insegnano qualcosa anche agli adulti – A quanto pare il famoso apologo di Menenio Agrippa è sempre attuale: siamo tutti nella stessa barca in fondo. Il Sud è ancora una parte importante dell’Italia e il futuro di tanti giovani meridionali dovrebbe stare a cuore a tutti gli Italiani.