E’ stato assolto davanti alla Corte D’Assise Domenico Felice. Per lui, il pm Antonio Clemente aveva chiesto l’ergastolo. Era la notte di domenica 10 febbraio 2008 quando i genitori di Lucio Niro, muratore di 30 anni di Baranello, un paese in provincia di Campobasso non vedendolo tonrare, escono di casa per cercarlo. Lo trovano, in contrada Canepino, all’interno della sua auto, una Fiat Bravo, che si era andata ad impattare contro un albero. Niro è morto. Si pensa, in un primo momento, che sia deceduto sul colpo in seguito alle lesioni riportate durante l’urto. Il giorno dopo, però, si scopre che il giovane è morto per via di colpi da arma da fuoco, alcuni dei quali sparati alla testa. Un omicidio, quindi, sul quale cominciano ad indagare i carabinieri del Comando Provinciale di Benevento, coordinati da sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Clemente. Lucio Niro era fidanzato con una ragazza di Morcone. Stava facendo ritorno nella sua Baranello quando, dopo la mezzanotte, tra domenica e lunedì, è avvenuto il delitto. La Procura della Repubblica di Benevento iscrive nel registro degli indagati un giovane di Santa Croce del Sannio. Si tratta di un agricoltore di 27 anni che, in un primo momento viene ascoltato dai magistrati per essere tra gli amici della fidanzata del giovane ucciso. Poi, riceve da parte dei carabinieri della stazione di Morcone la notifica della convalida del sequestro di un fucile da caccia e di un giubbino indossato nel giorno del delitto. Niro, infatti, è stato ucciso con un fucile. Domenico Felice, questo il nome del 27enne, interrogato dai pm Antonio Clemente e Cecilia Annecchini si dichiara sempre estraneo ai fatti. Secondo gli inquirenti, invece, il giovane non avrebbe visto con favore il matrimonio di Lucio Niro con Rossana Parlapiano.