Con la sigla “Giù le mani dal volontariato” era nato ad aprile scorso un movimento di associazioni fortemente critiche contro l’operato della nuova dirigenza del CESVOB (Centro Servizi al Volontariato Beneventano) : un ente che, per legge, dovrebbe rappresentare e supportare il volontariato locale, ma che di fatto, da marzo 2010, con la presidenza di Anita Biondi e con quella di Giuseppe Di Nardo si è arroccato in una gestione elitaria e “per pochi” impedendo ad oltre 70 associazioni di diventare socie del CESVOB e di partecipare all’elezione degli organi direttivi in carica per i prossimi 3 anni. Perciò, contro questo atteggiamento – perseguito con ostinazione nonostante inviti e diffide a cambiare rotta, violando le norme statutarie, del codice civile e del buon senso e stravolgendo lo spirito del CESVOB per vocazione aperto al territorio, alla trasparenza e alla crescita del volontariato – il movimento “Giù le mani dal volontariato” ha deciso di ricorrere al giudice civile. E il giudice Antonietta Genovese, proprio in questi giorni si è espresso accogliendo le istanze delle associazioni ricorrenti – fra le quali i Gruppi di Volontariato Vincenziano, la Rete Sociale, i gruppi Fratres di Telese e San Giorgio la Molara, la Rete arcobaleno, Vivere dentro, Il Bambino incompreso, Lerka Minerka, Gruppi di acquisto solidale, La Cinta onlus, ecc. – che nella memoria difensiva dell’avvocato Paola Ferrannini, sollevavano fra l’altro un inquietante dubbio: la “violazione” di alcune norme statutarie è frutto di “ignoranza dello statuto o manovra politica” per consentire a una ristretta cerchia di associazioni di gestire un ente il cui budget, solo nel 2010, ammonta a circa 700.000 euro? E come si legge testualmente, il giudice, dopo avere messo in evidenza il comportamento scorretto rispetto a quella norma dello statuto finalizzata a “ favorire (e non già ostacolare) un allargamento della compagine sociale” ha sentenziato che “la omessa decisione sull’allargamento della compagine rende annullabile la successiva elezione del direttivo…” In altre parole, la dottoressa Genovese con un’ordinanza cautelare di sospensione ha dichiarato la nullità delle delibere utilizzate per eleggere l’attuale consiglio direttivo, stigmatizzando il comportamento della dirigenza che, nel rinnovarlo senza prima accogliere la richiesta di oltre 70 associazioni a diventare socie, di fatto ha impedito che le nuove associazioni potessero esprimere la loro democratica preferenza nel rinnovo degli organi elettivi.
Ma nonostante la sospensiva della magistratura – che di fatto penalizza l’attività del CESVOB fino a quando la situazione non verrà regolarizzata – il comportamento attuale della dirigenza sembra non volere tenere conto delle disposizioni del giudice: a quasi tre settimane dalla conoscenza del provvedimento, infatti, non è stata convocata alcuna assemblea dei soci per deliberare sulle nuove ammissioni dalle quali dovrà scaturire la nomina del nuovo consiglio direttivo.
Certo – come osservato dall’avvocato Ferrannini – da un punto di vista formale i dirigenti del CESVOB, a seguito della ordinanza, possono limitarsi a compiere solo atti di ordinaria amministrazione aspettando la pubblicazione della sentenza che sancisca la definitiva nullità delle delibere per poi procedere ad ammettere i nuovi soci con i quali procedere alle votazioni delle cariche sociali e alla programmazione economica e sociale. Così facendo, però, paralizzerebbero il CESVOB per mesi, ponendosi in una posizione chiaramente ostile a soddisfare quell’interesse “a rilevanza pubblica” di cui tutti i Centri Servizi al Volontariato sono portatori e che potrebbe, invece, essere soddisfatto scegliendo di adempiere sin da ora alla ordinanza, dimostrando di accogliere l’invito al buon senso dello stesso Giudice che, già in udienza aveva suggerito alle parti di chiudere bonariamente la vicenda.