Dire che Benevento è la città delle streghe è un po’ come dire che Pisa è la città della Torre pendente o Roma la città del Colosseo, ma andando a Pisa ed a Roma è possibile vedere da vicino i monumenti, è possibile fotografarli e seguire le spiegazioni di una guida che fornisce dati, notizie e racconta aneddoti. A Benevento invece le Streghe non si vedono. Se ne avverte forse la presenza, in certe sere d’estate, quando la città appare immobile, ferma nel suo incanto, illuminata dai lampioni che si stagliano nel cielo terso mentre un refolo di vento si insinua tra le vesti e lambisce i corpi, languido e sensuale. E’ il soffio, lo stesso soffio di vento che ha viaggiato per secoli sulle colline del Sannio, insinuandosi nelle abitazioni dei contadini, fornendo alimento al racconto dei vecchi e fiato alle loro labbra, è lo stesso umido soffio che ha serpeggiato in modo spasmodico tra i vicoli antichi della città, raccogliendo le voci, impregnandosi delle lacrime e delle parole chi vi abitava. Ha attraversato la città quando le strade risuonavano del rumore degli zoccoli dei cavalli dei Longobardi, vi ha indugiato durante la dominazione papale, ha continuato ad animarla nell’epoca del Regno d’Italia, impregnato dell’odore acre del sangue di Pontelandolfo e Casalduni.
Soffiava anche durante i bombardamenti e portava lontano il boato delle esplosioni ed il puzzo della polvere da sparo combusta.
Ora questo refolo di vento è arrivato sino a noi e continua a soffiare, inquieto, portando le voci di chi ci ha preceduto. In certe sere d’estate si possono udire queste voci lontane provenire dai vicoli antichi, dalle colline che circondano Benevento, dalla terra che, nel suo grembo, ha nobilitato ogni miseria umana.
A Benevento le streghe non le puoi vedere ma esse ti sfiorano, ad ogni soffio di vento.