La Transumanza, dal latino “trans” (al di là) e “humus” (terra), è l’antichissima pratica di muovere stagionalmente le greggi alla ricerca di nuovi pascoli e di climi idonei alla pastorizia. Una tradizione comune a diverse aree del Mediterraneo di cui si conservano testimonianze in Italia, Spagna, Francia, Romania, Grecia, Portogallo e Ungheria. Una pratica antichissima che, secondo alcune fonti, prende forma molti millenni fa, quando i primi cacciatori-pastori iniziano a seguire le proprie prede lungo i naturali percorsi migratori. Un po’ di storiaIn Italia la transumanza ha caratterizzato fortemente la storia e lo sviluppo delle civiltà di tutto l’arco appenninico centro-meridionale. E’ in questi territori, infatti, che la transumanza ha strutturato una complessa rete di “vie erbose” dette Tratturi. Il nome “Tratturo” deriva dal termine latino “tractoria”, ossia il privilegio, previsto nei codici degli imperatori Teodosio e Giustiniano, di libero passaggio dei pastori sui pubblici sentieri della transumanza. Con i Sanniti, l’antica civiltà insediata in territori che attualmente ricadono nelle province di Benevento, Avellino, Isernia, Campobasso, L’Aquila, i Tratturi diventano fondamentali anche per l’economia, tanto che molti centri e fortificazioni sorgono proprio lungo il loro percorso. Ma è con i Romani che i Tratturi diventano un vero e proprio sistema “produttivo” efficiente e strategico. Sono i Romani, infatti, i primi che comprendono l’enorme ricchezza che poteva derivare dalla pastorizia, tant’è che il termine “pecunia” (denaro) deriva proprio dal latino “pecus”, ossia pecora. La prima vera istituzione ufficiale dei Tratturi viene ordinata, però, solo nel tardo Medioevo, per opera di Alfonso I d’Aragona che, nel 1447, istituisce la “Regia dogana della mena delle pecore”, finalizzata a regolamentare la riscossione dei proventi derivanti dal passaggio e dal pascolo dei pastori le cui greggi svernavano in Puglia. All’epoca aragonese (1574), invece, risalgono le prime pose in opera di termini lapidei per la demarcazione dei confine con i privati e del percorso dei tratturi. Termini che ancora oggi sono rinvenibili, a distanza di secoli, lungo alcune porzioni di percorso. La fine della “civiltà della transumanza” può essere idealmente collocata nel 1806 quando Giuseppe Bonaparte abolisce la dogana trasformando i Tratturi in terreni coltivabili. Nonostante questo atto formale, però, la transumanza appenninica è proseguita fino agli anni ’60-’70 dello scorso secolo. Testimonianze di questa antica e bucolica pratica sono ancora oggi custodite nella memoria delle popolazioni di molti centri rurali attraversati dai Tratturi. Il sistema dei TratturiI tratturi sono “vie d’erba” aventi larghezza e lunghezza variabili. I Tratturi Regi, ad esempio, nel periodo di massimo splendore, erano larghi 111 metri (esattamente 60 passi napoletani, corrispondenti a 111, 11 metri) e lunghi più di 200 kilometri perché collegavano le calde pianure delle Puglie ai freschi pascoli dell’Abruzzo attraversando la Campania e il Molise. Attraverso i Tratturi, infatti, i pastori spostavano due volte l’anno le greggi dall’Abruzzo alla Puglia. In settembre, verso le miti pianure pugliesi. A maggio, alla ricerca dei verdi pascoli montani d’Abruzzo. I Tratturi costituivano un sistema viario complesso, arricchito anche dall’esistenza di arterie di collegamento secondarie come i Tratturelli e i Bracci, funzionali a collegare fra loro i diversi Tratturi e questi con i vari centri abitati. Il legame di queste vie d’erba con il territorio è stato forte e secolare tanto che la transumanza ha influenzando cultura, letteratura, religione, leggende, tradizioni dei territori attraversati, lasciando in essi testimonianze millenarie indelebili e caratteristiche. La cultura della Transumanza: testimonianze, usi, ritualiI pastori conducevano una vita tutta all’aperto, una vita legata fisicamente alle pecore per oltre undici mesi l’anno, subordinata alle esigenze alimentari del bestiame e alla caratteristiche specifiche dell’ambiente del pascolo Lungo le antiche vie armentizie i pastori transumanti portavano con se diversi strumenti a dorso di muli ed asini. Per le prime necessità utilizzavano ad esempio bisacce, tascapane, ciotole, posate di legno, corni di bue. Inoltre sgabelli a tre piedi, secchi di legno, fuscelle, attrezzi per la tosatura, collari antilupo. Alcuni di questi oggetti venivano anche realizzati artigianalmente dagli stessi pastori. Durante gli spostamenti e le soste, inoltre, i pastori non mancavano di raccogliere verdure e radici commestibili che cucinavano a sera. La vita dei pastori era fatta di sacrifici e rinunce. Erano soggetti a continui pericoli come furti di bestiame, assalti di lupi, morsi di serpenti. E’ per questo che nella tradizione orale i pastori vengono rappresentati mentre dormono “con un occhio solo”. Per questa loro condizione di vita, quindi, l’invocazione della protezione divina diventava la forza necessaria per affrontare i rischi del viaggio ed i sacrifici del mestiere. E’ anche per questa ragione che lungo i tratturi e nei territori ad essi relazionati sono sorte durante i secoli molte chiese caratterizzate da un’arte strettamente legata al mondo pastorale. BIBLIOGRAFIAAndreasi R., Di Paolo P., Federico M., Iosue E., (a cura di) Itinerari del Tratturo. Pescasseroli-Candela dal fiume Tammaro alla taverna di Monte Chiodo. Comunità Montane Alto Tammaro Fortore e Università degli Studi del Molise (col patrocinio di) Ivone D., Attività economiche, vita civile e riti religiosi della transumanza in età moderna, Torino, G. Giappichelli, 1998. Puopulo D., Le vie della transumanza. Storia e tradizioni dei tratturi Pescasseroli-Candela, Foggia-Camporeale, Modugno (BA), Edizioni il Castello, 2007. Petrocelli E. (a cura di), Civiltà della transumanza:storia, cultura e valorizzazione dei traturi e del mondo pastorale in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata, Isernia, 1999. DEPLIANTS INFORMATIVI:Il Tratturo del Re. Le terre dei Trattuti. Itinerario 1: Lucera-Castel di Sangro. FOGGIA: Ufficio promozione – CCIAA. 2006 Tratturo Regio Pescasseroli-Candela. Tratto Pescasseroli-Opi. Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (col patrocinio di) SITOGRAFIA:www.transumanti.com |
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